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Pubblicato: Lunedì, 26 Febbraio 2018 19:27
La pre-intesa firmata dalle Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative del personale del comparto chiude il primo tempo di una partita che per la Sanità non potrà considerarsi finita se non dopo il rinnovo del CCNL della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria dopo 9 anni di blocco.
Per usare le parole di Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, infatti, tra i “lavoratori che giorno dopo giorno, con dedizione, fanno in modo che il servizio sanitario nazionale continui a funzionare, abbia una buona qualità e garantisca un diritto fondamentale dei cittadini come quello della tutela della salute”, ci sono a buon diritto i medici, i veterinari ed i dirigenti sanitari dipendenti del SSN.
La trattativa contrattuale che li riguarda però, rischia di arenarsi alla prima curva dopo la partenza, nel caso in cui non venisse riconosciuto nei loro confronti l’elementare principio di non discriminazione per quanto riguarda l’entità delle risorse economiche messe a disposizione dei rinnovi contrattuali di tutto il pubblico impiego. Per dare anche a noi un contratto, secondo gli auspici del ministro Madia, occorre mettere in atto un grande sforzo collettivo, come è stato fatto per gli altri dipendenti pubblici. Uno sforzo collettivo tra Regioni e Ministri competenti, per quanto impegnati in campagna elettorale, che non può non partire dal riconoscimento di un incremento economico per l'area dirigenziale del SSN in misura analoga, in percentuale, a quanto riconosciuto alle altre categorie di lavoratori del Pubblico Impiego in tutti i contratti finora sottoscritti. Incremento che, se fino ad oggi è stato del 3,48%, non può essere da giovedì 2,94% per noi, e solo per noi.
Per pacificare tutto il mondo ospedaliero, le Regioni devono assumere per intero la responsabilità politica di prestare ascolto alle ragioni di un malessere che cova da troppi anni, nutrendosi di pessime condizioni di lavoro, blocco delle carriere, perdita di potere di acquisto delle retribuzioni, espulsione dai processi decisionali.
Non vorremmo essere obbligati a passare, nel caso in cui si volesse mortificare la dirigenza sanitaria del SSN con una ingiusta penalizzazione, da uno sciopero sospeso ad una stagione di conflitto sociale, per di più in un clima politico reso incerto dalla imprevedibilità degli esiti elettorali.
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Pubblicato: Martedì, 20 Febbraio 2018 17:02
Le Organizzazioni Sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria prendono atto dell’avvio del confronto all’Aran per il rinnovo del contratto di lavoro 2016-2018 che oggi ha ufficialmente tagliato i nastri di partenza.
Il calendario dei prossimi incontri, ravvicinati nel tempo a partire dalla convocazione per il prossimo 1 marzo, e la dichiarata disponibilità dell’Aran a proseguire un percorso da condividere, ci inducono a raffreddare per il momento la vertenza che ci ha visti impegnati per un intero anno fino ad oggi.
In attesa di risposte precise e responsabili alle domande poste oggi, auspichiamo una stagione costruttiva finalizzata a recuperare quanto è stato perso in termini di retribuzioni stipendiali e condizioni di lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari, oggi peggiorate al punto da costituire un fattore limitante per l’accesso alle cure per i cittadini.
Nel contempo le Organizzazioni Sindacali chiedono alle Regioni di fare la loro parte in merito a contenuti e tempi della contrattazione.
A fronte di queste considerazioni, le Organizzazioni Sindacali sospendono la giornata di sciopero nazionale indetta per il 23 febbraio, mantenendo comunque lo stato di agitazione e riservandosi, già a seguito dell’incontro del 1 marzo, di fissare una nuova data nel caso in cui tempi e contenuti della trattativa fossero insoddisfacenti.